La Riserva Indiana di Asola

Asola – Un luogo libero da vincoli e da barriere mentali. Uno spazio d'incontro per musicisti e artisti. Una zona protetta. Il suo nome? Riserva Indiana.

 

Siamo a Castelnuovo, a due passi dal confine con Casaloldo, all'interno del Piper Club. È qui che è nata la Riserva Indiana, definita dai fondatori un “collettivo d'avanguardia”. Ma con un occhio al passato: quello della musica analogica.

Infatti tra le finalità della Riserva c'è quello di scovare band emergenti con cui realizzare produzioni e stringere collaborazioni in ambito musicale. Sono tre i soci fondatori del collettivo, tutti di Castelnuovo: Davide Chiari, Thomas Baruffaldi e Federico Bonazzoli. «La tecnica di registrazione dello studio è quella analogica dice Davide Chiari - vale a dire su nastro, un valore aggiunto rispetto alle produzioni in digitale».

 

Sala prove
Sala prove

Ed è proprio questo che contraddistingue Riserva Indiana, ossia la possibilità di registrare le tracce musicali in analogico, un metodo che negli ultimi anni è andato in disuso. «Se il digitale ha velocizzato i tempi di elaborazione e ha aumentato la fruibilità su tutti i dispositivi, allo stesso tempo ha abbassato la qualità delle produzioni – spiega Davide Chiari – ecco perché ci proponiamo come studio che non vuole solo registrare un artista, ma interpretarlo e valorizzarlo il più possibile».

Ma quando è nata Riserva Indiana? L'idea del progetto è stata covata nei primi mesi del 2015 ed è partita ufficialmente lo scorso giugno. Come detto, la sua base è all'interno del Piper Club ed è formata da due stanze: una dedicata a fare musica e a provare con gli strumenti, l'altra a ospitare i macchinari di registrazione dal tocco rétro. Una delle caratteristiche che accomuna il collettivo è la passione per il vintage e per le vecchie apparecchiature che oggi si riescono a procurare solo nei mercatini musicali.  

 

Lavori. Con l'avvio di Riserva Indiana sono partite subito anche le collaborazioni con vari musicisti, tra cui, per citare solo alcuni nomi, quelle con il Quintetto Žižkov (Castiglione), Alley e Debora Folkie (Asola), Les Fleurs du Mal, Two Hicks One Cityman e [Kaiser(Schnitt) amboss/laszlo]. 

 

Davide Chiari nella sala di registrazione
Davide Chiari nella sala di registrazione

 

Incuriosisce la scelta del nome Riserva Indiana. «Deriva dal fatto che abbiamo creato un luogo ideologico e fisico circoscritto all'interno di una terra, dove sentiamo la mancanza di arte e del giusto valore da attribuire ad essa» spiega il collettivo.

Anche se dominante, l'obiettivo della Riserva non è solo quello musicale. Il trio si propone anche come comitato pittori e catalizzatore di eventi. Ma chi è che risponde all'identikit di Riserva Indiana? «L'Indiano Artistico è colui che capisce a pieno l'arte per come la capiamo noi e che necessita di essa. Si può dire che il nostro sia un identikit sentimentale».

(alpo)

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