I genitori dicono no alla settimana corta

Lonato del Garda – Cresce sempre di più il fronte dei no alle direttive della Provincia di Brescia, che vorrebbe introdurre la settimana corta nelle scuole superiori bresciane a partire dal prossimo settembre.

Tra queste c'è l'Itis Cerebotani di Lonato, che ha un bacino d'utenza proveniente anche dalle province di Mantova e Verona. Nella direzione del no si sta muovendo un gruppo di genitori della rete Garda–Valle Sabbia, che è in attesa del primo faccia a faccia che si terrà giovedì 18 febbraio con il presidente della Provincia Brescia.

Cosa comporterebbe la settimana corta agli studenti? Lo stare a casa il sabato mattina, ma con un aumento del carico di ore settimanali e con picchi fino a sette ore di lezioni in alcuni giorni. «Noi non siamo contrari a prescindere alla settimana corta – dicono i genitori della rete Garda-Valle Sabbia – ma prima di arrivarci bisogna creare i presupposti all'interno della scuola. Va bene guardare al modello europeo, ma noi non abbiamo i servizi che hanno loro. Nell'Itis di Lonato non c'è nemmeno la mensa: cosa vogliamo dare da mangiare ai nostri ragazzi, panini e snack tutti i giorni?».

Un altro nodo da sciogliere è quello dei trasporti. «Alcuni studenti devono fare più di un'ora di pullman per tornare a casa e questo ridurrebbe tempo per lo studio individuale - dicono i genitori - Oltre a ciò, calerebbe il tempo da dedicare alle altre attività correlate alla vita di un ragazzo o di una ragazza, ossia quelle sportive, musicali o artistiche». 

Un'ultima considerazione, già espressa dal gruppo di genitori della rete Garda-Valle Sabbia sui quotidiani bresciani, prende in causa la Provincia di Brescia. «L'ente dovrebbe occuparsi della manutenzione degli edifici scolastici e dei mezzi di trasporto pubblico - dicono i genitori - e dovrebbe lasciare la didattica e la cultura scolastica a chi della scuola è operatore o fruitore».

(alpo)