Enti locali: stiamo tornando al passato?

Napoleone attraversa le Alpi, dipinto di Jacques-Louis David
Napoleone attraversa le Alpi, dipinto di Jacques-Louis David

di Asola Segreta

 

Fusione e unione di enti locali nel segno di Napoleone. Da qualche tempo, sul territorio mantovano e bresciano, sono tornate in auge le riforme ottocentesche tanto care alla scuola giuridica francese e attualmente stanno seguendo due direttrici. 

Stemma di Borgo Virglio, con la particolarità della doppia corona conseguente alla fusione
Stemma di Borgo Virglio, con la particolarità della doppia corona conseguente alla fusione

La prima è quella della fusione. Oggi la tematica non solo è tornata preponderante nel dibattito sugli enti locali, ma è già in atto: in territorio mantovano il 2014 ha visto nascere il nuovo comune di Borgo Virgilio tra i comuni di Borgoforte e Virgilio, mentre il 2016 forse vedrà la fusione tra Solferino e Castiglione delle Stiviere.

 

Ma perché parliamo di ritorno al passato? Durante il periodo napoleonico, in Italia, fu fortissima l’influenza della scuola giuridica francese e la sua istanza razionalizzatrice ed accentratrice degli enti locali. Di conseguenza numerosissime furono le fusioni tra comuni durante quel periodo. Ricordiamo nella nostra zona la costituzione del comune di Casalmoro-Casalpoglio-Acquafredda (1803), l’accorpamento di Gambara con Fiesse (1810) e quello di Visano con Calvisano (1810). Caduto lo stato napoleonico non vi fu però un ritorno pieno alla situazione antecedente a queste riforme e molti dei comuni accorpati continuarono come frazioni, come nel caso di Castelnuovo unito ad Asola. 

La seconda direttrice è quella delle unioni tra comuni e in misura minore delle convenzioni tra servizi comunali. Ne sono un esempio le unioni tra Piubega, Mariana e Gazoldo degli Ippoliti (Unione delle Torri) o per i comuni di Rivarolo Mantovano, Casteldidone, Spineda e Rivarolo del Re (Unione Foedus).

Diversamente dalla fusione, l’unione mantiene distinti i singoli comuni, ma allo stesso tempo crea un vero e proprio ente locale sovracomunale, con tanto di propri organi, che va di fatto ad inserirsi tra Comune e Provincia. Anche in questo caso è un vero e proprio ritorno al passato: dal 1859 al 1927 i territori delle provincie italiane erano divisi in “circondari” a loro volta divisi in “mandamenti”, ovvero enti pubblici intermedi tra singoli comuni e provincia istituiti sul modello degli arrondissement francesi (ancora oggi esistenti in Francia). Ricordiamo ad esempio il “mandamento 1° di Castiglione” composto dai comuni di Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Guidizzolo, Medole e Solferino, tra i mandamenti di partizione della provincia.

Nel terzo millennio ritornano quindi vecchie riforme ottocentesche: non riforme imposte dall’alto o motivate da un diverso pensiero politico-giuridico sulla struttura dello stato, ma prettamente legate ad esigenze finanziarie e di risparmio, se non talvolta di necessità per l’ente.

(Articolo di Nicola Nardi - Asola Segreta)

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