Lettera del C.r.c.a per i 200 anni di indipendenza acquafreddese

Premessa: questo testo è stato scritto dal C.r.c.a (Comitato ricreativo culturale acquafreddese) ed è un commento sull'intenzione dell'amministrazione comunale di Acquafredda di commemorare il 1° maggio 2016 come festa per i primi "200 anni di indipendenza (autonomia)" del comune bresciano, e non come "festa del lavoro".

 

Ecco la lettera del C.r.c.a.

Anche chi non ha effettuato studi di storia in modo specialistico sa che nel 1816 la Lombardia insieme al Veneto, costituiva quel “Regno Lombardo Veneto”, sotto il dominio austriaco, costituitosi dopo il Congresso di Vienna (1815) che sancì un nuovo assetto dell'Europa e dell'Italia dopo la Rivoluzione francese e l'epoca napoleonica, con la restaurazione sul trono delle dinastie esistenti nel 1792.

 

Nel Lombardo-Veneto l'Austria impose l'arruolamento militare obbligatorio che prima non c'era e pose a capo delle più alte cariche amministrative dei funzionari austriaci. Inoltre applicò un pesante carico di imposte, unito ad un sistema doganale finalizzato a proteggere l'economia austriaca, a tutto svantaggio della nascente industria lombarda e dell'agricoltura di entrambe le regioni.

 

Tale situazione diede luogo, specialmente in Lombardia, alla nascita di una opposizione liberale organizzata attorno al giornale “Il Conciliatore”, alla “Federazione Italiana” di Federico Confalonieri e all' “Adelfia”, un'associazione clandestina di tendenze radicali che confluì poi nella setta dei “Sublimi Maestri Perfetti” che si proponeva come fine ultimo l'instaurazione di una società  di tipo comunistico.

 

La Restaurazione provocò malcontento nei popoli dei vari stati europei che sfociò in numerosi tentativi di rivolta. In Italia vi furono i moti del 1820-21 che non interessarono la Lombardia perché la potente polizia austriaca, organizzata dal primo ministro Metternich, era riuscita a scardinare la rete delle organizzazioni clandestine. Gli arresti si susseguirono dall'ottobre del 1820 e l'anno successivo si svolsero alcuni clamorosi processi contro liberali ed ex collaboratori de “Il Conciliatore” come Pellico, Maroncelli, Confalonieri, le cui condanne a morte, anche se commutate nel carcere a vita (vedi “Le mie prigioni” di Silvio Pellico), servirono da efficace deterrente contro altre tentazioni cospiratorie.

Per liberare la Lombardia dal dominio austriaco ci vollero la prima guerra d'indipendenza (1848-1849: 5 giornate di Milano, 10 giornate di Brescia) che si concluse con un nulla di fatto; i moti insurrezionali tra il 1851 e il 1855 (Martiri di Belfiore,Tito Speri, Amatore Sciesa ed altri) e la seconda guerra d'indipendenza (1859: San Martino e Solferino) che sancì l'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna.


Per il Veneto occorrerà attendere la terza guerra d'indipendenza (1866). Per quanto concerne, invece, il Trentino e il Friuli, che facevano parte dell'impero Austro-Ungarico, si dovrà aspettare la prima guerra mondiale (1914-1918).

 

Tutto questo per dire che noi lombardi e italiani abbiamo combattuto contro l'Austria per circa un secolo, al fine di ottenere l'indipendenza delle nostre terre dal dominio austriaco, con costi pesantissimi in termini di sofferenze e di vite umane da parte di coloro che celebriamo come “Patrioti”, tra i quali ci piace annoverare anche quel Modesto Angeli sepolto nel nostro cimitero.

 

Cosa ci sia pertanto da celebrare perché “Sua Maestà Francesco I Imperatore sempre Augusto”, con un decreto del 1° maggio 1816, ha concesso ad Acquafredda di essere comune autonomo, ci pare difficile da capire. Infatti quello fu un atto amministrativo di stampo feudale, finalizzato a ripristinare la struttura amministrativa locale, quale era prima dell'avvento di Napoleone.

 

E riteniamo che, se fosse possibile porre la stessa domanda agli acquafreddesi di allora, la risposta sarebbe: nulla.

 

Le loro condizioni di vita erano, infatti, terribili. Per la maggior parte si trattava di braccianti, coloni, mezzadri, piccoli affittuari e servi poverissimi e analfabeti, che vivevano in tuguri cadenti e malsani. Su mille bambini nati, più di 200 morivano nel primo anno di vita; l'alimentazione era molto scarsa e quasi del tutto priva di carne e verdure fresche, soprattutto nella stagione invernale; la speranza di vita era tra i 35 e i 40 anni, anche perché la popolazione era falcidiata da terribili malattie epidemiche (soprattutto malaria e pellagra, senza dimenticare la tubercolosi e il tifo).

 

Abbiamo detto che l'Austria impose subito la coscrizione obbligatoria, ma il 12% dei coscritti veniva riformato perché troppo basso e più del 30% per malattie o difetti fisici. Una popolazione del tutto sottomessa e stremata costretta a vivere in condizioni disumane.

 

Di fronte a ciò è evidente che l'“Esultanza” espressa dagli alunni di allora nel sonetto scritto in occasione di quella circostanza (alunni sicuramente figli di qualche notabile o burocrate locali), o è frutto di semplice piaggeria o, più probabilmente, è dovuta all'imposizione di insegnanti che, se volevano continuare ad esercitare la loro professione, così dovevano comportarsi e così dovevano “educare” i loro alunni, volenti o nolenti. Con buona pace dei novelli revisionisti che, volendo far apparire schietta quella “Esultanza”, per superficialità, scarsa conoscenza o malafede, intendono trasferirla ai giorni nostri, per di più sovrapponendola ad una ricorrenza (Primo Maggio) che ha ben altra valenza.

 

Infatti fu scelta come “Festa Internazionale dei Lavoratori” dal Movimento Socialista nel 1889, in ricordo di otto operai processati a Chicago dopo i disordini del primo maggio 1886 allo Haymarket Square. Di loro uno si suicidò in carcere, quattro furono impiccati e gli altri tre furono riabilitati dopo sette anni di carcere duro, perché il giudice ritenne il processo precedente una farsa che aveva condannato degli innocenti per motivi esclusivamente ideologici.

(C.r.c.a)

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