di Alessandro Ponzoni
Fiume Chiese - A differenza del Po, il Chiese è un fiume pressoché bresciano. Solo per pochi tratti non lo è. Nasce tridentino e muore mantovano. Per il resto attraversa buona parte del territorio della Leonessa, dalla montagna alla collina fino alla pianura, per aggregarsi tra i comuni di Acquanegra e Canneto nel fiume Oglio, affluente del Po. Il parto del Chiese avviene in Val di Fumo, precisamente dal grembo del monte Adamello. Centosessanta sono i chilometri che lo separano dalla foce, in un percorso che forma numerosi specchi d'acqua alcuni naturali, altri artificiali.
Dall'inizio del suo ciclo vitale, basta percorrere pochi passi ed eccoci catapultati nel primo scoglio creato dall'uomo: la diga di Malga Bissina. Siamo ancora in Trentino, in Val Daone. Con i suoi ottantuno metri di cemento armato, lo sbarramento sale maestoso ai piedi della Val di Fumo a quasi duemila metri di quota. Sessanta milioni di metri cubi d'acqua sono racchiusi nel bacino artificiale che si è formato a partire dagli anni cinquanta, quando l'intera valle subì una radicale trasformazione ad opera delle imprese idroelettriche.
In questo angolo di natura ancora incontaminato, si riversarono oltre duemila operai, che fecero brillare le rocce, disboscarono la valle per erigere in tutto tre dighe e una centrale idroelettrica sotto la montagna. Curioso che tra i consulenti della parte geologica del progetto, compare Giorgio dal Piaz. Lo stesso che firmò la relazione per innalzare la famosa diga del Vajont, di sessanta metri in più rispetto ai duecento originali. Sappiamo tutti come andò a finire, oltre duemila vittime e un paese, Longarone, spazzato via dalla furia dell'acqua.
Nonostante ciò, la diga di Malga Bissina regge ancora oggi, e sono numerosi gli sportivi e i coraggiosi che tentano la sua arrampicata. Attorno si è anche formato un piccolo turismo; oltre agli scalatori, sono sempre di più quelli che campeggiano nell'avvallamento sottostante. Polacchi, tedeschi e austriaci sono abitué di questo incantevole e coriaceo posto. Nella boscaglia inoltre, si possono ancora scorgere le abitazioni usate un tempo dagli operai. Ora sono le parrocchie che con i loro campi estivi animano questi luoghi.
Proseguendo in direzione sud, appare un'altra diga. Questa però non è aperta al pubblico. Si tratta della diga di Malga Boazzo. Anche qui il Chiese forma un lago artificiale, ma di minori dimensioni. I progettisti, che sono gli stessi della diga di Malga Bissina, hanno riscritto pure in questo caso il corso naturale del fiume.
Dopo aver mosso i primi passi tra dighe e centrali idroelettriche trentine, il Chiese entra in Lombardia e in provincia di Brescia appena dopo Lodrone, frazione del comune trentino di Storo, famoso per la polenta. Insieme al suo primo affluente, il Caffaro, forma il bacino naturale del lago d'Idro, chiamato anche Eridio. L'acqua lacustre a questa altitudine è azzurra, cristallina, di impronta glaciale. O perlomeno lo era. Adesso con l'avanzare dell'eutrofizzazione, ovvero della sovrabbondanza di fosfati e nitrati, la celeste acqua pura della montagna sembra solo un miraggio. Ciò nonostante, lungo il lago e nelle valli vicine, il clima fresco e mite richiama numerosi turisti d'estate, anche stranieri.
A questo punto del percorso, il Chiese ha già formato quattro laghi, tre artificiali. Il prossimo scoglio è la Val Sabbia, una valle prealpina racchiusa tra il lago di Garda, la Val Trompia e la pianura padana. La valle è stata per secoli poverissima. Una zona di emigrazione. Di parenti sparsi in giro per il mondo: America, Belgio, Australia, Brasile. Di infanzie passate nelle stalle o intorno al fuoco mangiando il Bagoss, il celebre formaggio di Bagolino. E infine di montanari diventati operai nelle numerose acciaierie e ferriere della zona.
Guido Conti nel suo libro, il grande fiume Po, racconta numerose storie su sciacalli, bracconieri e piccoli ladruncoli che vivono di espedienti favorevoli, come può essere un'alluvione. Nei giorni successivi alla piena i ladri del Po cercano carcasse, legname, ma soprattutto entrano nelle case abbandonate per razziare quello si può. Ma Conti ci racconta anche cronache storiche del tempo, sui Lanzichenecchi contro Giovanni delle Bande Nere lungo il Po. Dal racconto emerge la brutalità delle truppe imperiali, soldati senza remore, violenti e luterani. Con odio profondo verso il papa e lo Stato della Chiesa.
In maniera del tutto simile, Marcello Zane, nel libro Raccontare il fiume, ricorda che anche lungo il Chiese in Val Sabbia contrabbandieri e guardie venete, ma anche lanzichenecchi e garibaldini hanno tentato a più riprese di avanzare oltre i confini del fiume. Dunque prima di approdare sul Po, le truppe guidate dal condottiero Georg Von Frundsberg passarono per Trento e scesero lungo il percorso tracciato dal Chiese fino in pianura in direzione di Mantova, dov'era accampato Giovanni de' Medici, detto delle Bande Nere. Scelsero questo percorso perché i fiumi Adige e Mincio erano sotto stretta sorveglianza della Serenissima, alleata del papa nella Lega di Cognac. Sempre Conti ricorda che i mercenari dell'imperatore erano soliti portare con sé mogli e figli. Anche Von Frundsberg aveva accanto a sé sua moglie, Anna Lodron, da Lodrone, il paese ora spartiacque con la Lombardia dove il fiume Chiese entra nel lago d'Idro.
Sembra dunque una caratteristica che accomuna i corsi d'acqua, quella di «essere zone franche, zone puramente selvagge solcate da pirati» come ben ricorda anche il giornalista Paolo Rumiz nel suo viaggio lungo il Po, raccontato prima su La Repubblica, e poi raccolto in un video documentario.
Di seguito una rievocazione storica a Bondone di Storo, nei pressi del lago d'Idro e del fiume Chiese.
Il Chiese però al contrario di quanto narrato da Guido Conti sul Po, non è un fiume navigabile che nel passato ha visto battaglie tra galeoni. Nemmeno storie millenarie come quella di Fetonte. La sua è una scorza più rurale e legata alla terra. È un fiume che grazie alla sua posizione geografica viene utilizzato per produrre energia elettrica. Tanto è vero che in una prospettiva di storia economica, il fiume Chiese nei secoli passati ha rappresentato un'importante arteria commerciale fra Tirolo, Val Sabbia e pianura bresciana. Per anni, infatti, il legname ha fluttuato per decine e decine di chilometri in direzione di Gavardo, cittadina con un piede in montagna e uno in collina. Qui prendeva forma un percorso da sempre strategico per approdare in Trentino, mentre più giù nella zona collinare di Muscoline, Calvagese e Bedizzole, si poteva attraversare il quieto Chiese senza troppi impedimenti arrivando al vicino lago di Garda.
Nel Cinquecento il podestà di Brescia Paolo Correr scriveva «Chies, che nasce dal lago d'Hidro, è fiume notabile, il qual scorrendo fin alla terra di Gavardo per valsabio...per il quale diverse mercanzie e legnami sono condutti con zattere dal Trentino...».
Siamo in pianura. Ora il Chiese è più quieto, calmo e leggiadro. Bagna i comuni di Calcinato, Montichiari, Carpenedolo, Visano, Acquafredda, Remedello, per poi entrare in territorio mantovano a Casalmoro. Poi è il turno di Asola, ex città murata, nonché avamposto della Serenissima fino all'evento di Napoleone nel 1797, che vive a contatto diretto con il corso d'acqua, vicinissimo alla piazza principale e alla ferrovia. Qui la sua portata è al punto massimo, e capita spesso che durante le stagioni piovose l'acqua esca dagli argini per inondare alcune vie centrali e le campagne circostanti. Il Chiese qui è già vecchio, pronto a portare a termine il suo ciclo vitale. O meglio, a rinascere dentro l'Oglio. Curioso come l'ultimo paese bagnato dal maggior subaffluente del Po, si chiami Acquanegra sul Chiese, mentre quello subito dopo, Canneto sull'Oglio. È nel mezzo che il fiume muore e rinasce, per entrare nella sua fase successiva, nel grande fiume Po.
(Questo racconto è uscito a più puntate nell'estate 2013 sul blog gazzettadibabele.wordpress.com)
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