Il presidio nazista di Acquafredda

Nel cortile che una volta ospitava le truppe tedesche, Attilio sta preparando le piantine per l'orto
Nel cortile che una volta ospitava le truppe tedesche, Attilio sta preparando le piantine per l'orto

Acquafredda – Una stalla convertita a prigione, una dozzina di tedeschi e tre russi in una cittadina che contava poco più di mille abitanti. Era questo il quadro di Acquafredda sul finire della Seconda guerra mondiale. Come in molti altri luoghi italiani, anche nel piccolo paese bresciano era presente un presidio nazista che controllava il territorio. Ma dov’era situato? A casa di Attilio Fanelli, da tutti conosciuto come il “poeta-contadino”.

L'ingresso della ex prigione e stalla dei cavalli
L'ingresso della ex prigione e stalla dei cavalli

A quel tempo Attilio era solo un bambino di otto anni, ma ricorda benissimo l’arrivo dei tedeschi ad Acquafredda. «Era il 1944 quando Karl Textor, maresciallo della Wehrmacht, decise arbitrariamente di stabilirsi in casa nostra con i suoi subordinati. Il presidio, rimasto da noi per sei mesi prima di essere spostato in un’altra parte del paese, era formato da dieci-dodici tedeschi. Con loro c’erano anche tre russi catturati durante la guerra. Ricordo bene i loro nomi: Mametov, Scandarov e Belamy».

 

Il piccolo Attilio viveva insieme ai genitori e alla sorella più grande. Curiosamente, sua madre si chiamava Osvalda, suo padre Osvaldo e la sorella Attilia. Un caso più unico che raro. Ma con l’arrivo dei tedeschi, alla famiglia Fanelli toccò spostarsi in altre stanze della casa. Infatti la cucina dei Fanelli diventò il centro di comando per i soldati del Reich, che da qui controllavano e amministravano il territorio acquafreddese. A quel tempo non c’erano prigioni nel paese bresciano, perciò i tedeschi convertirono la stalla dei cavalli in una gattabuia. «Solitamente ci finiva chi sgarrava al coprifuoco – racconta Attilio Fanelli – perlopiù uomini che avevano alzato il gomito e che venivano sorpresi in giro a tarda ora. Dopo una notte passata nella cella dei cavalli, il rilascio avveniva la mattina seguente».

 

Tra la famiglia Fanelli e i tedeschi si creò un buon rapporto di “vicinato”. «Mio papà Osvaldo aiutava il maresciallo Textor ad imparare l’italiano e l’ufficiale insegnava il tedesco ad alcune donne del paese - spiega il poeta contadino – inoltre lo stesso maresciallo chiamò una cavalla con il nome di Tecla, in onore di mia zia, la sorella di mia mamma».

 

Questi legami non si troncarono con la fine della Seconda guerra mondiale. Nel 1960 il maresciallo tornò a far visita alla famiglia Fanelli, questa volta non in veste di soldato, ma di civile e turista. «Terminato il conflitto Karl Textor prese l’abitudine di venire in ferie sul lago di Garda – ricorda Fanelli – e in settembre passava sempre per un saluto, fino agli anni ‘80».

Attilio Fanelli
Attilio Fanelli

Non sempre però, durante i sei mesi del presidio, il rapporto andò tutto rose e fiori. «Un giorno il maresciallo ci chiamò a rapporto – ricorda Attilio – e ci disse che non trovava più il portafoglio. Diceva che lo aveva lasciato in casa e che non lo trovava. Continuava a ripetere: dove si trova, dove si trova? Ma nessuno di noi l’aveva rubato. Poi girò il tappeto in terra e lo trovò. Ancora oggi non capisco se ha voluto metterci alla prova o solo spaventarci».

 

«Finita la guerra – continua Fanelli – il maresciallo Textor ci raccontò di un episodio avvenuto a Pralboino durante la ritirata tedesca. In quella circostanza l’ufficiale ci confidò di avere avuto molta paura, più che in altre volte. Un ragazzino puntò un mitra nella pancia di Textor, con l’intento di farlo fuori. Il motivo? I tedeschi avevano ucciso i suoi genitori. Ciò nonostante il giovane non premette il grilletto e il maresciallo potè continuare a vivere».

 

Attilio Fanelli oggi ha 80 anni ed è una persona molto stimata ad Acquafredda. Ha dedicato, e dedica tutt’ora, la sua vita all’agricoltura e alla sua famiglia. Perché viene chiamato il “poeta-contadino”? Semplice, per la sua saggezza e le storie che custodisce. «Anche se sono passati 70 anni dal termine del secondo conflitto mondiale – dice Attilio – oggi come allora la guerra fa diventare gli animi cattivi». (alpo)

In rosso è cerchiato Osvaldo Fanelli, il papà di Attilio
In rosso è cerchiato Osvaldo Fanelli, il papà di Attilio

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