Perché è importante insegnare la sessualità a scuola?

di Valentina Li Puma

 

In Italia già nel 1902 il Ministro della Pubblica istruzione si trovava a rispondere circa l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, ma solo nell’ambito di realizzare corsi di igiene sessuale allo scopo di prevenire le malattie sessuali. Ma è solo dopo il ‘68 che si è parlato dell’opportunità di inserire l’educazione sessuale nelle scuole nel quadro armonico di uno sviluppo della personalità, non soltanto quindi in termini sanitari. La prima proposta di legge risale al 1975, in seguito ci sono state altre proposte ma nessuna è riuscita a superare la discussione nelle commissioni parlamentari per varie ragioni. L’evolversi comunque dei costumi, della cultura e della società ha portato ad un ampio dibattito in proposito e alla necessità di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole.

 

Ma che cosa è la sessualità e perché deve essere insegnata? La sessualità serve per procreare, ha anche un significato sociale perché noi uomini e donne ci convinciamo a restare insieme anche dopo aver fatto un figlio, serve per comunicare, è un modo per provare piacere, è un modo per conoscersi ed è sapere come siamo fatti e come ci riproduciamo. Come vedete queste definizioni sono tutte valide e vere, chi potrebbe affermare il contrario? Inoltre la sessualità abbraccia diverse dimensioni non si limita al rapporto sessuale o semplicemente al sesso. In ogni caso la sessualità è un processo continuo che ci accompagna nel corso della nostra vita, nelle varie fasi della nostra crescita, infanzia, pubertà, adolescenza, età adulta con manifestazioni psicofisiche, comportamenti e cambiamenti diversi.

Immagina tratta da "Esplorando il corpo umano"
Immagina tratta da "Esplorando il corpo umano"

Per esempio il bambino nei primi mesi di vita comincia già a conoscere il proprio corpo, scopre le mani, si tocca – anche questa è sessualità – prova piacere nel mangiare, nell’evacuare ecc.. Più tardi scopre la differenza fra i sessi, più tardi ancora sarà incuriosito da come nascono i bambini. Crescendo il ragazzo continuerà l’esplorazione del corpo con la masturbazione, la ragazza andrà incontro alla prima mestruazione. La sessualità, processo continuo al quale non possiamo sottrarci; se noi adulti come psicologi, educatori, operatori, genitori ci tiriamo indietro se non facciamo parte di questo processo, esso procederà ugualmente solo in maniera incontrollata e qui mi riferisco alle informazioni scorrette che vengono dai compagni, mi riferisco ai molti stimoli che bambini e ragazzi ricevono dalla televisione, dalla pubblicità sui temi dell’amore e del sesso (alcuni genitori non impediscono la visione di film con scene di sesso e magari hanno difficoltà a parlare di come nascono i bambini).

 

Inoltre si verifica l’eventualità che i ragazzi, vedendo spettacoli televisivi, entrino in contatto con tematiche quali l’Aids, lo stupro, la prostituzione ancor prima di aver sentito parlare in termini positivi e normali dell’amore e del sesso. Tutto questo porta i ragazzi a considerare l’amore fisico come qualcosa di violento, di sporco e di pericoloso. È bene quindi riconoscere come legittima e sana la loro curiosità, il loro bisogno di sapere e quindi fornire una visione serena di questo importante aspetto dell’esistenza.

 

Allora se siamo d’accordo con i discorsi fin qui svolti chiediamoci perché di fatto molti genitori avvertono difficoltà nell’affrontare questi temi con i propri figli. Al riguardo vi racconterò una breve storia avvenuta fra madre e figlia:

A 4 anni una bambina chiede alla madre .” Come nascono i bambini?”
La mamma risponde: “Sei troppo piccola per saperlo”
La bambina insiste” Quando potrò saperlo?”
Mamma :” Quando sarai più grande”
Bambina :” Quando sarò più grande?”
Mamma :” A 8-9 anni”
Bambina :” Me lo dirai allora?”
Mamma :” Si”


La bambina diventata adolescente :” Adesso ho 16 anni e tutto quello che so sul sesso l’ho saputo in un altro modo”. Non era certo una questione di età, la mamma non ne voleva parlare.

Come abbiamo visto l’età è una degli argomenti pretesto con cui l’adulto si sottrae alle richieste del bambino. In realtà non esiste un criterio cronologico in base al quale poter stabilire ciò che un bambino deve o non deve sapere. Se è lui a chiedere vuol dire che è pronto perché ha visto o sentito qualcosa che lo ha incuriosito a cui non sa dare una spiegazione. Quindi il problema non è eludere la domanda che imbarazza ma trovare il momento, i toni giusti, le parole per parlarne.


Di fatto molti genitori non si sentono a loro agio nel parlare ai propri figli di queste tematiche. I motivi per cui un genitore evita di parlare del sesso e dell’amore ai figli sono diversi. C’è chi è inibito dal tipo di educazione che ha ricevuto e chi ha difficoltà a parlare di questi argomenti con chiunque e non soltanto con i bambini. Altri sono convinti che se ne debba parlare, ma quando arriva il momento non trovano le parole adatte.


Per molti è soprattutto una questione emotiva vorrebbero parlarne ma si rendono conto che l’argomento è tutt’altro che neutro e che parlare con i figli non è affatto una cosa semplice. Questo perché parlare di questi argomenti significa per il genitore prendere delle decisioni su come parlarne. Per esempio decidere se parlarne in termini positivi o negativi, soffermarsi cioè a considerare l’aspetto del desiderio e del piacere oppure evidenziare soprattutto i rischi, i pericoli e le precauzioni. Inoltre deve chiarire a sé stesso fino a che punto è disposto a legittimare l’attività sessuale dei propri figli se acconsente a che il figlio si masturbi o se ritiene che i propri figli adolescenti debbano avere o no una attività sessuale.

 

Insomma i motivi per cui un genitore può avere difficoltà ad affrontare l’argomento sesso sono svariati. L’educazione all'affettività ed alla sessualità comincia fin dai primi mesi di vita e mi riferisco al clima, all’atmosfera, all’ambiente emotivo e psicologico che si viene a strutturare in famiglia in termini di comunicazione, di relazione fra i componenti.

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