Canneto sull'Oglio - Canneto e i vivai. Un binomio indissolubile e motivo di orgoglio per quella che è stata la capitale italiana per due settori molto importanti: quello delle bambole e quello del vivaismo. «A Canneto non è possibile trovare vivaisti improvvisati, ma vivaisti che potremmo chiamare di razza, tanto antica è la loro tradizione passata da padre in figlio» scriveva nel 1935 un cannetese, Luigi Ziliani, nella sua tesi di Laurea in agraria a Bologna.
La zona infatti era già rinomata dal 1750 per la produzione del gelso, pianta essenziale per l'allevamento del baco da seta. «Non crediamo che ci siano altre plaghe, così fortunate come quella di Canneto e Acquanegra, dove il non esercitare il vivaismo sarebbe un imperdonabile errore tecnico ed economico» aggiunge Luigi Ziliani nella sua tesi, custodita oggi alla “Vivai Cooperativi” di Canneto.
I vasi Naviglio e Canneta, in passato usati per alimentare i fossati difensivi della vecchia fortezza (abbattuta dagli austriaci nel corso del ‘700), vennero presto riconvertiti per irrigare un terreno già tra i più fertili della zona, situato alla confluenza tra Chiese ed Oglio.
Qui l’attività vivaistica è antichissima, tanto che anche le vecchie mappe catastali austriache del 1825 riportano lotti di terreno adibiti alla produzione di piante.
Ma Come era organizzata la produzione? Negli anni ’30 del Novecento sono riportati tra Canneto ed Acquanegra ben 180 addetti al settore. Non solo a Canneto quindi. Anche ad Acquanegra infatti negli anni ’30 è riportato come tutta la fascia di terreni intorno al paese fosse adibita a questa coltivazione. Terreni ed addetti erano impiegati per la maggior parte in tre grandi società vivaistiche: la “Premiata Vivai Cooperativi”, la “Albertini Fratelli” fondata nel lontano 1870 e la “Beluffi Fratelli”.
Di queste società storiche la “Premiata Vivai Cooperativi”, che ha recentemente festeggiato il centenario di attività, è l’unica rimasta. Fondata nel 1911 da Giacomo Arienti, è la depositaria della conoscenza secolare del vivaismo nella zona nonché la più vecchia cooperativa del settore in Italia.
Ma quando il vivaismo nella zona è diventato così importante come quello che conosciamo oggi? «Sicuramente gli anni d’oro del vivaismo sono stati quelli dal 1985 al 2002» ci raccontano gli anziani vivaisti del paese. Nel 1985 la “nevicata del secolo” distrusse moltissime produzioni in tutto il nord Italia e per Canneto, che si è trovata di colpo con molti meno concorrenti, divenne l’occasione per occupare una grossa fetta del mercato, fino a diventare egemone nel settore. Furono anni di grandi affari e prosperità per il paese sul fiume Oglio, e che portò ad una riconversione di moltissime aziende agricole in vivai e la creazione di altre. Ultimo anno d’oro fu il 2002, durante il quale i produttori poterono aumentare prezzi ed introiti grazie alla conversione da Lire in Euro.
Nel fiorire da ogni dove di aziende vivaistiche c’era però il germe della crisi del settore che ha portato, in un settore non regolato da un sistema analogo a quello delle quote latte, al problema delle sovrapproduzione incontrollata e ad un conseguente crollo dei prezzi. Altra problematica si è rivelata la mancanza di esperienza di molti agricoltori improvvisati vivaisti, attratti dalla forza trainante di una attività che dava (al tempo) quasi sempre profitti.
Il settore oggi non promette quindi più guadagni facili ed immediati, ma necessita di un impegno oltre di tecnica vivaistica anche di gestione economica ed export internazionale, in un mercato sempre più orientato all’estero e meno al consumo interno. Ma i cannetesi, con alle spalle quasi tre secoli di esperienza e dedizione nel settore, sono pronti ad affrontare queste nuove sfide.
(Articolo di Nicola Nardi del blog Asola Segreta)
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